L’associazione Sabina Elettroacustica vi aspetta il 28 Giugno alle ore 21, presso la chiesa di San Rufo a Rieti (proprio al centro d’Italia) per la performance “Pea Soup”.
Claudia Rinaldi (tromba), Marco Pennese (trombone)
Stefano Giacomelli – Regia del suono/video
Pea Soup è un’installazione performativa ideata da Nicolas Collins nel 1974 ed è caratterizzata da un uso creativo del feedback elettroacustico, nella forma dell’effetto larsen. Tale fenomeno sonoro nasce dalla singolare disposizione degli altoparlanti e dei microfoni (a distanza variabile) in ripresa diretta di ciò che viene diffuso acusticamente.
Aumentando il guadagno del segnale ripreso da ciascun microfono, a sua volta direttamente collegato all’altoparlante di fronte ad esso, è possibile ascoltare ciò che accade nel luogo in cui ci si trova (in questo caso la chiesa di S.Rufo a Rieti), amplificandone le caratteristiche sonore e architettoniche: ciò rende l’installazione site-specific.
All’interno di tale sistema in retroazione, viene inserita una catena digitale di elaborazione del suono composta da un sistema di autoregolazione del livello di uscita (limiter), di una linea di ritardo dalla lunghezza variabile (pitch shifter) e di uno stadio di equalizzazione del suono. All’aumentare della quantità di energia nel segnale ripreso dal microfono, il limiter reagirà contenendo la variabilità dinamica dirompente, mentre il pitch shifter applicherà una variazione direttamente proporzionale dell’altezza su cui il larsen si è intonato spontaneamente, provocandone uno spostamento più o meno evidente nel registro spettrale udibile.
Il risultato complessivo sarà quello di un continuum di fasce sonore dinamiche nel tempo e in frequenza, che tenteranno più o meno efficacemente di stabilizzarsi, mentre un sistema elettronico (manipolato dalla regia del suono) ne imporrà degli andamenti sempre nuovi e inaspettati.
La performance che ne segue, si dimostra un’estensione concertistica multimediale, con il coinvolgimento di due strumenti tradizionali: una tromba e un trombone.
Da uno stato di ironico silenzio, i protagonisti dell’esecuzione verranno destati da qualcosa di inaspettato. Tenteranno di comprenderne l’origine, il senso: dialogheranno artisticamente con e nello spazio, che non è mai stato solamente architettura immobile, ma un fluire di suoni e comportamenti dipendenti dalle loro stesse azioni.
Scopriranno che il rapporto tra suono e uomo è talmente spontaneo e talvolta scontato, da non essere così facilmente spiegabile, neanche nei termini a loro più familiari.
Un aiuto potrà giungergli da una fonte di luce e colori: anch’essa sarà nient’altro che un simbolo di questo dialogo, e li guiderà nella ricerca di un equilibrio sempre instabile.